Il diario di Giuliana

Dal General Ospital di Korogh (Tajikistan) le emozioni e i ricordi del Progetto Wakhan stanno passando nella mia mente. Ora sono qui a ricordare alcuni momenti emozionanti. Il lungo viaggio per arrivare a Sarhad-e-Broghil mt 3300 è stato meraviglioso tra strade tortuose, panorami mozzafiato su cime altissime del Little Pamir, cime che ti aprono il cuore di gioia, cime che vorresti salire ma allo stesso tempo cime che incutono timore con i suoi versanti tormentati dai grandi ghiacciai e grossi seracchi ma la montagna che da più spettacolo è il BabaTangi mt 6515 e il ricordo va subito alla salita di Giancarlo Biasin, Carlo Alberto Pinelli e G. Castelli (Oxus Expedition 1964) temerari alpinisti, ma il viaggio prosegue nella valle fermandosi al villaggio di Ptukh da cui l’anno precedente eravamo partiti per il campo alto nella valle di Issik dove avevamo svolto il nostro primo anno del Wakhan Project della Scuola di Scialpinismo “Renzo Giuliani”. 

È stato emozionante rivedere i bambini del villaggio i quali sono cresciuti diventando ancora più belli ai miei occhi, ci sono venuti incontro a salutarci e per me è stato bellissimo rivederli così grandi, ma c’era una folla di persone che stavano festeggiando un matrimonio, c’era lo sposo vestito con i suoi abiti tradizionali ma in mezzo alla folla ad un tratto spunta una persona a me cara, il portatore umile Moanalì, inizialmente ci siamo incontrati con gli occhi, poi ci siamo avvicinati e ci siamo abbracciati forti, forti, una stretta che non dimenticherò mai, entrambi ci siamo commossi ed ad entrambi dai nostri occhi uscirono delle lacrime di commozione e gioia, è stata un’emozione unica e indescrivibile. Lui era rimasto impresso nella mia memoria per la sua forza, la sua umiltà, per il suo viso dolce che emanava serenità nonostante la sua povertà e ricordo che alla fine del viaggio scorso mi ha fatto un dono particolare, in cui mi sono commossa, quelle cose che ti restano impresse nel cuore e che non dimenticherai mai. 

Ma veniamo a noi a quest’anno, Malang la nostra guida referente ci porta fino a Sarhad-e-Broghil mt 3300, l’ultimo villaggio della valle del Wakhan dove tra le sue conoscenze ci porta in una casa di una popolazione Wakhi adibita per la nostra permanenza per i prossimi giorni di permanenza, invece i ragazzi afghani hanno una stanza vicina alla nostra assieme al cuoco ma l’amicizia dell’anno precedente ci lega ancora, Azim il secondo referente il quale parla bene l’inglese, Nojob un omone grande con una forza incredibile, Razaq figlio di Malang con una capacità innata alle attività sportive, poi si sono aggiunti 2 ragazzi nuovi Aziz e Mos,entrambi ventiduenni, in sostituzione agli altri due che hanno dovuto rinunciare per altri impegni.

Con Annapaola, Fabio, Giorgio e Andrea andiamo a verificare la situazione neve per i prossimi giorni, la neve è più alta rispetto a dove alloggiamo ma non disperiamo, consegnamo tutto il materiale e l’abbigliamento ai ragazzi, siamo tutti felici per l’inizio di questa nuova avventura che senz’altro sarà un’esperienza indimenticabile per tutti. La giornata è spaziale e anche il popolo locale ci ospita cordialmente e noi siamo orgogliosi di essere partecipi a questo Progetto. 

Il primo giorno andiamo alla ricerca di pendii dolci , circa a quota 3500, dove poter fare un campetto scuola, cammineremo per circa 40 minuti con gli sci in spalla per arrivare alla prima neve e trovare un luogo ideale per l’attività da svolgere, la neve è pesante, non lega e si sprofonda ma tutti assieme riusciamo a trovare una zona dove preparare un campo scuola, facciamo due percorsi, uno più facile per Aziz e Mos i quali non hanno mai visto gli sci e sono già in fermento per provarli e un’altro percorso per Azim, Razaq e Nojob seguiti da Fabio, Andrea e Giorgio per un ripasso delle tecniche di discesa. 

Io e Annapaola dedichiamo del tempo ad Aziz e Mos ma già dall’inizio vediamo che non hanno problemi sull’equilibrio e nel giro di pochi giorni scendono tranquillamente la pista, guardano i loro amici vogliono già provare a scendere un pendio un po’ più inclinato e fare le curve, io e Annapaola ci guardiamo e diamo a loro il via e tra vari voli a fine giornata riescono a scendere la pista. Questi ragazzi afghani sono incredibili per la loro forza di volontà, per la loro tenacia e la voglia di mettercela tutta ad imparare a sciare, non in quanto per il loro puro divertimento ma anche perché sanno che sarà una loro fonte di reddito per un piccolo turismo locale dove altre persone potranno visitare la valle, sognando salite in questa valle incantata e incontaminata fuori dal mondo, dove la corrente elettrica arriva a giorni alterni tramite una centralina con ventola ad aria oppure ad acqua, alcuni i più evoluti hanno dei piccoli pannelli solari sul tetto.

Poi come noi, i più fortunati hanno un locale che viene riscaldato da una stufa a legna fatta con i bidoni del carburante non più in uso e oltre alla legna per il riscaldamento si usa anche lo sterco di animale essiccato, poi hanno un tipo di legno da un profumo esotico incredibilmente inebriante ricavato da una conifera che si trova poco più a valle. Invece alcuni giorni la stufa non tira bene e il fumo invade la stanza e ci affumica tutti i nostri vestiti ma il fumo è anche il peggior nemico per quanto riguarda la nostra salute sui nostri polmoni perciò quando la stufa fa fumo decidiamo di stare al freddo. 

Dopo la prima giornata i ragazzi sono soddisfatti, felici, stanchi e mangiano come lupi. Il giorno seguente si ritorna al campetto e durante il percorso Nojob intona una canzone wakhi e resto ad ascoltarlo incantata in questa atmosfera surreale che ti fa venire la pelle d’oca. 

Con i ragazzi si lega bene, sono allegri e spensierati, per fortuna Annapaola sa destreggiarsi con l’inglese e da spiegazioni ad Azim il quale traduce agli altri ragazzi in lingua wakhi, tutti gli esercizi che vengono spiegati vengono percepiti e siamo soddisfatte anche perché il risultato è già evidente già dai primissimi giorni e noi siamo felici per questo risultato .

I pomeriggi oltre ad un piccolo riposo avevamo già programmato alcune ore di teoria, svolte da Andrea su attrezzatura e abbigliamento, Annapaola per quanto riguarda la formazione e prevenzione neve valanghe, meteo, artva e direi non tutto banale da preparare in inglese. Annapaola è stata impegnata per varie sere nella traduzione in inglese con termini non comuni per fortuna aveva portato da casa tabelle fotografiche che ci hanno facilitato la discussione sugli argomenti trattati e gli allievi gli abbiamo visti tutti molto attenti e interessati facendo più volte domande ed erano molto curiosi sul metamorfismo della neve e alla fine sono stati consegnati dei depliant illustrativi con traduzione in inglese. 

Conclusione: Aziz e Mos i due nuovi allievi hanno imparato a sciare alla grande ed è stato stupefacente vedere i loro progressi, Azim è stato quasi sempre con loro per darci una mano nell’insegnamento, Razaq e Nojob sono stati più temerari e assieme a Fabio, Andrea e Giorgio hanno affrontato pendii fino ai 30° divertendosi. 

Quando Andrea, Fabio e Giorgio andavano a fare salite li guardavano sconcertanti ed esclamavano: it’s dangerous!!! E noi li tranquillizzavamo spiegandogli di stare tranquilli e che forse un giorno anche loro potranno salire lassù. 

Alla fine della settimana istruttiva abbiamo organizzato una gara per i ragazzi e non ho mai visto una competitività così sfrenata tra loro… da tifo!!! Giorgio, Fabio e Andrea sono riusciti a coinvolgergli creando un’atmosfera di festa costruendo alla fine della gara una pista con salti dove tutti si sono divertiti da matti come bambini.

Invece l’ultimo giorno è stato strabiliante, i ragazzi si sono messi a fare ricerca Artva a secco e a turno nascondevano l’apparecchio in posti assurdi e facevano gara a chi ci metteva meno nel trovarlo. Io e Anna ci siamo guardate, ci siamo strizzate l’occhio in segno di conquista su quello che abbiamo insegnato ai quei cinque ragazzi carichi di voglia di conoscenza sulla neve, anche nei preparativi dei bagagli mi sono stupita di come hanno pulito l’attrezzatura, hanno lavato gli sci e gli scarponi asciugandoli bene e ci hanno chiesto se per il prossimo anno portavamo dall’Italia candelette e sciolina per la sistemazione dei loro sci. Perciò il messaggio che abbiamo trasmesso è stato recepito in maniera positiva e per noi vedere questi ragazzi che hanno cura del loro materiale ci ha riempito il cuore. La settimana è passata veloce e anche quest’anno devo dire che sono stati loro a riempire il nostro cuore di gioia. Tutto questo per noi è stato di grande soddisfazione ed entusiasmo ma la fine di questa avventura non è ancora terminata… chissà cosa ci aspetterà in futuro!