Un’idea, un progetto

L’idea del Wakhan Project non è spuntata in una notte di plenilunio, è cresciuta lentamente assemblando tasselli di pensieri, si è nutrita del sudore e della fatica che spremevo salendo le pendici del Noshaq. Ha trovato poi maturità nelle discussioni con gli amici più intraprendenti e sognatori.

Ho visto cose che… No, questa è un’altra storia. Ho incontrato gente che mai avrei pensato di poter conoscere. I loro occhi sgranati, volti perplessi, scuotere di teste eppure erano li, ad ascoltare il nostro racconto.

Sono passati due anni, non lo so se i ragazzi del Wakhan a cui abbiamo insegnato le tecniche dello sci, a distinguere la mala neve da quella buona, a rovistare con ARTVA e pala riusciranno mai a fare di tutto ciò un’opportunità. Non penso che sfameranno una famiglia accompagnando sciatori, non sono certo che i pastori del Wakhan smetteranno di cedere le greggi per comprarsi l’oppio. Forse il Wakhan corridor non vedrà piccoli gruppi di turisti attenti e sensibili ma orde di profughi dei centri commerciali in cerca di esotiche emozioni. Non lo so ma non è importante ciò che so ma ciò che credo. Credo che nelle parole, nei volti, negli occhi che abbiamo incontrato si sia rotto qualcosa, un pregiudizio. Forse anche questa è una illusione ma la vita non è solo cruda realtà, cosa sarebbe la nostra esistenza senza illusioni, sogni, chimere. E poi mi piace crogiolarmi in questa illusione e il naufragar m’è… Anche questa è un’altra storia.

Suite for Afghanistan – Composed and performed by Pavel Tedeschi