Il diario di Annapaola

Dura la vita in Afghanistan! e per certi aspetti se fossimo in periodo di pace ancor più tra le alte montagne del Wakhan, ma data la situazione di questo paese, per quanto sia difficile vivere in quest’appendice di terra afgana, qui i talebani, gli atti terroristici e la guerra non arrivano. Sono vicini, ci dicono, poco a sud e ovest di Ishkashim. Ma, ci dicono, fa comodo a tutti un corridoio di pace che divide due paesi come il Tajikistan e il Pakistan che nessuno vuole disturbare. Qui si vive veramente di poco, talmente poco che non riusciamo a immaginarlo. Gente dura che va avanti a testa bassa, ma ospitale e gentile, certo noi eravamo un gruppo misto di italiani e afgani, ci si muove con un po’ di attenzione, come in ogni dove, ma mai ci siamo sentiti in difficoltà, almeno fino al rientro in Tajikistan!!! Ma questa è un’altra storia.

Servizi assenti o ai minimi termini, compreso internet, ma i giovani  scalpitano vogliono uscire dal loro isolamento, soprattutto quelli che hanno la possibilità di studiare, iniziano a vedere gli stranieri che arrivano, per turismo o per progetti solidali, parlano con loro e cresce in loro il desiderio di una vita migliore, io direi il diritto!  Non parliamo di un popolo isolato da proteggere, ma di un popolo isolato dal terrorismo e dalle guerre. Penso ad un albero che lascia cadere i suoi semi, alcuni germinano rigogliosi perché caduti su un terreno fertile, altri non germineranno mai, altri ancora, germinano in condizioni difficili e con difficoltà crescono, non mollano anche se il loro futuro è incerto. Eppure tutti i semi sono partiti con lo stesso potenziale. Ecco, questi giovani afgani hanno il diritto  di avere la possibilità di sviluppare il loro potenziale.

E qui arriviamo noi con la nostra passione per la neve e le montagne e li ne hanno tante e la voglia  di fare qualcosa insieme, di trasmettere qualcosa di bello che possa essergli d’aiuto, perché un’attività così bella come quella di andare per i monti, possa diventare anche un lavoro e una possibilità di emancipazione.

Nasce così il nostro progetto che durerà tre anni, tre viaggi e tre momenti formativi: il primo, l’anno scorso, è stato l’inizio i ragazzi forse non avevano mai visto un paio di sci, se non in televisione e ancor meno sapevano dello scialpinismo.

Quest’anno, abbiamo dedicato molte ore alla tecnica di sci per affinare i tre ragazzi formati l’anno scorso  Razaq, Nojob e Azim e i due nuovi ragazzi principianti Aziz e Mos. Abbiamo poi tenuto lezioni teoriche sui materiali, sulla neve, sulle valanghe e sulla ricerca ARTVA. Come in un normale corso di scialpinismo ma in inglese e qui nessuno eccelleva in questa lingua ne da una parte ne dall’altra… ma forse meglio così: semplici tra i semplici! 

L’anno prossimo sarà quello decisivo: progressione in salita e discesa, autosoccorso, conduzione di un gruppo e tante tante gite, finalmente!!

E veniamo a noi, a questo secondo anno fatto non solo di sci ma anche di emozione nel rivedere le persone con cui  Giuliana e Giorgio hanno condiviso la tenda l’anno scorso e per me nel tuffarmi in questo mondo… tutto da scoprire. 

E ora i nostri eroi afgani! Già a Ishkashim incontriamo il caro Nojob, Azim e i due principianti Aziz e Mos, un po’ intimoriti, curiosi ma preoccupati di non riuscire, poco dopo incontriamo anche Razaq e  partiamo per Sarhad-e-Broghil alla fine della strada  che percorre tutto il Wakhan corridor a quota 3300 m s.l.m.; due giorni lungo una pista più che una strada, dove il tipo di auto fa la differenza e la nostra non era delle migliori. Ma quest’anno la neve scarseggia e seguiamo le indicazioni di Malang, la guida che ci accompagna, padre di Razaq e socio di Azim. E’ un Waki, conosce tutti, parla la lingua locale e per ciò è un buon aiuto. Quando arriviamo, il 26/02 presentiamo il filmato del progetto e il nostro pieghevole, raccontiamo tutto il lavoro fatto in Italia per sostenerlo e dare loro la possibilità di muoversi nel loro ambiente naturale anche nel periodo invernale con gli sci. Parliamo delle numerose serate di presentazione per raccogliere fondi, degli sponsor che ci hanno aiutati con materiali e soldi e di tutti gli amici alpinisti che hanno rinunciato a qualcosa di proprio, felici di donarlo a chi non ha niente e sentirsi parte di una bella avventura. Nulla di tutto ciò che portiamo si può trovare in Afghanistan, ne abbigliamento tecnico ne tanto meno sci o altra attrezzatura sportiva. Ascoltano con attenzione e l’impressione è che ora si rendano davvero conto di essere i protagonisti di un qualche cosa di concreto, allora l’anno scorso non era un gioco, qui si fa sul serio, c’è davvero qualcuno che crede in noi. L’unica cosa che chiediamo loro è impegno e continuità perchè gradualmente tutto passerà nelle loro mani, anzi nei loro sci. Consegnamo il materiale  a ciascuno, sistemiamo attacchi, scarponi, bastoncini, manca qualcosa ma possiamo rimediare, pronti per il giorno dopo.

La neve non è vicinissima, 40 minuti di cammino sci in spalle per raggiungere il nostro campo sci, ma il fiato a loro non manca sempre avanti, ma appena ci si ferma un attimo, si siedono e mangiano, un po’ come i bambini. Non dobbiamo dare nulla per scontato!

Inizia il primo giorno di sci, i vecchi un po’ arrugginiti, i principianti, come tutti i principianti, in stato confusionale, una fatica bestiale discesa cadendo ripetutamente e salita a scaletta, dopo tre ore Aziz e Mos sono sfatti e sconsolati. Il pomeriggio sono un po’ mogi, ma continuo a ripetere loro che domani andrà meglio e poi sempre meglio, e così sarà.

Il 28 si riparte, sarà il giorno della prima scialpinistica degli esperti Razaq e Nojob che partono con Giorgio, Fabio e Andrea, torneranno entusiasti urlando “da fogo!!!”, massima espressione di felicità di Giorgio. Io e Giuliana ci concentriamo su Aziz, Mos e Azim che resta con noi anche per la lingua. Ecco che come per magia vediamo degli sci a spazzaneve che si aprono e chiudono controllati dalle gambe e non il contrario e poi a fine giornata lo spostamento di peso per curvare, ci siamo, hanno già capito come funziona. Non dimentichiamo che dopo ogni breve discesa c’è una salita a scaletta, ma nonostante la fatica i nostri ragazzi non si fermano, una breve pausa per mangiare, ma Mos non vuole fare nemmeno quella. Oggi tornano soddisfatti e Aziz sorridente dice grazie.

Il 29 febbraio passi in salita, inversioni e passi di giro, poi ancora campo sci preparando un percorso di discesa con i bastoncini. Wow, Mos e Aziz scendono dapprima traballanti con qualche volo rocambolesco, ma poi sempre più sicuri.

Il 1 marzo giorno di pausa sci, ma lezioni teoriche, materiali, e nivologia. Mi colpisce l’attenzione di tutti, la richiesta di materiale da leggere e le domande richiamando anche gli insegnamenti  dell’anno scorso, alla fine diventa  più una discussione, da cui emerge la necessità di capire: quali sono i pendii adatti, quale la neve “giusta”, le condizioni generali e puntuali e infine le previsioni del tempo. 

Per quanto vivano in montagna, la montagna invernale è loro sconosciuta, già salendo continuavano a chiederci “ questo pendio è buono per lo scialpinismo? E questo?…”

Sentono che manca ancora tanta conoscenza ed esperienza, e questo è buono.

 Il 2 e 3 marzo si riprende a sciare  con esercitazioni di ricerca travolto con ARTVA, su questo c’è ancora da lavorare  e nel pomeriggio lezione sulle valanghe . Il 4 giornata  conclusiva con gara finale! Prepariamo il campo posizionando i bastoncini. Si parte, due manche a cronometro. Sembrano altre persone, silenzio in pista, concentrazione e determinazione, una vera gara! Quando entra in gioco  la competizione, e il gioco si fa duro, e i duri cominciano a giocare! La classifica è scontata: primo Razaq, secondo il possente Nojob, terzo Azim, quarto Aziz e quinto Mos, ma solo perchè è caduto! 

 Alla fine Giorgio prepara  dei cumuli di neve e via con i salti e di nuovo la solita cagnara come bambini che continuano a prendersi in giro a farsi i dispetti e a ridere di se e degli altri. Bella conclusione del secondo corso di scialpinismo del Wakhan! Anzi no, l’indomani, prima della partenza torniamo sulla prova ARTVA. Tutti attenti e concentrati, per me e Giuly è abbastanza e andiamo a preparare i bagagli, ma i ragazzi continuano a “giocare” nascondendosi a vicenda l’Artva, persino sopra il tetto della casa, il miglior modo per imparare è il gioco! 

Il bilancio della settimana è più che positivo, i progressi notevoli, i principianti in pochi giorni si sono avvicinati ai compagni più esperti, sempre  attenti alle spiegazioni e interessati, magari non  sempre attenti alla cura dei materiali ma poi a forza di insistere anche qui abbiamo visto i miglioramenti: alla fine hanno pulito scarponi e sci riponendoli con cura nelle borse. E ora compiti per casa: per loro sciare, sciare, sciare ma anche compilare una tabella di dati relativi agli eventi meteo, temperatura, vento, nevicate e spessore del manto e poi studiare il materiale che gli abbiamo lasciato, è in inglese ma ci sono tante figure e il buon Azim potrà tradurre qualche parte. 

Compiti anche per noi, preparare al più presto la tabella di raccolta dati, tradurre i testi delle lezioni in inglese in modo più schematico e aggiustando le mie espressioni in inglese maccheronico.

Ragazzi, c’è ancora tanto da fare, ma da questo momento dovremo mantenere un contatto frequente perchè insieme dobbiamo lavorare sui testi, Azim dovrà tradurre in afgano e dovrà avere il tempo per farlo, dobbiamo valutare i dati che verranno raccolti per monitorare le condizioni, e in questo modo mantenere alto l’interesse e il coinvolgimento dei ragazzi, perchè l’anno prossimo sarà quello decisivo e dovranno arrivare belli carichi!!!

Da parte mia ho cercato di dare quello che potevo,  ripagata dall’attenzione dei ragazzi e dalla considerazione nei miei confronti e di Giuliana che, in Afghanistan in quanto donne, non è così scontata e tutto il resto, il disagio di non lavarsi per giorni, di respirare il fumo di una stufa malferma e dormire su uno stuoino, diventano dettagli di contorno.

Torno a dire: “vita dura in Afghanistan” ma qui, lontana dai ritmi della nostra vita emancipata, tornando ad una semplicità piuttosto ruspante, è migliorata anche la mia psoriasi.